Osservazioni Progetto Cittadella Sport_15dic22

CONSULTA COMUNALE PER L’AMBIENTE E IL VERDE
CITTA’ DI TORINO
INDIRIZZI E PARERI su SPORT E INCLUSIONE – CLUSTER 1 E 2. PARCO DELLO SPORT E DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE AL PARCO DEL MEISINO

Torino, 15 dicembre 2022

Sommario
1. PREMESSA

2. LA VALUTAZIONE DELLA CONSULTA

3. IL VALORE DELL’AREA

4. LA PARTECIPAZIONE

5. ITER DEL PROCESSO

6. MANUTENZIONE E GESTIONE FUTURA

7. FINANZIAMENTO e PNRR

8. LA FRUIZIONE

9. REGOLAMENTO DEL MEISINO e ZPS

10. Punti di forza e opportunità derivanti dal progetto

11. Punti di debolezza e minacce derivanti dal progetto

12. SPONDA DESTRA del PO

13. COLLEGAMENTI DA E ATTRAVERSO IL MEISINO – PASSERELLA PEDONALE – COLLEGAMENTO VERSO BERTOLLA, Parco COLLETTA, e ciclabile del Canale Derivatore

14. PRESENZA INDUSTRIALE

15. CONSUMO DI SUOLO

16. SERVIZI AL TERRITORIO

17. COMUNICAZIONE

18. RIORDINO VIARIO

19. Conclusione

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1. PREMESSA
Non possiamo fare a meno di ricordare, rimandando per approfondimenti ad altri documenti già trasmessi in merito
all’area in oggetto, che la realizzazione del Parco del Meisino, decisa dalla Giunta Comunale di Torino nel 1997 e poi
attuata in due lotti successivi, a valle e a monte di via Agudio (ora corso don Sturzo), fu frutto di una lunga battaglia
della popolazione residente e delle associazioni ambientaliste. Già nei primi anni ’80 del Novecento era emersa la grande importanza dell’area della Confluenza dal punto di vista  naturalistico, e i cittadini dei quartieri che si affacciavano sugli attuali parchi della Colletta e del Meisino si opposero all’urbanizzazione di queste aree ancora libere, con massicci progetti edificatori.
I Quartieri Spontanei, da cui nacquero poi le attuali circoscrizioni, salvaguardarono questa parte della città situata  alla Confluenza di Po, Dora e Stura, divenuta di grande  importanza naturalistica, a seguito della costruzione della  Diga dei Pascolo, e vero osservatorio per l’avifauna e le rotte dei migratori.
Il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste di Torino Nord, con il supporto del Quartiere 21 (poi confluito nella
VII Circoscrizione) e di diverse Circoscrizioni Cittadine, ottenne dalla Regione Piemonte il riconoscimento della Riserva Naturale Speciale del Meisino, con il suo inserimento nel Sistema delle Aree Protette delle Fasce Fluviali del Po. Infine, il Piano Regolatore del 1993, approvato dalla Regione Piemonte nel 1995, identificò in sponda destra il vasto ambito del Parco Fluviale P.1, dal Cimitero di Sassi fino al confine con San Mauro, e un suo collegamento, sia pure imperfetto, con le aree del Parco Naturale della Collina Torinese, inserito poi anch’esso nel sistema dei Parchi Regionali.
La realizzazione del Parco del Meisino, di grande complessità  per i problemi degli espropri, delle bonifiche e della permanenza di diverse attività abusive, dopo l’approvazione  nel 1998 di un complessivo Progetto Preliminare, fu attuata in due lotti successivi, con la seconda Giunta Castellani, ed ebbe  un forte sostegno da parte di diverse associazioni ambientaliste, dei residenti e della VII Circoscrizione,  rappresentando un significativo processo partecipato, anche se non codificato come tale.
Dopo i primi due importanti lotti del Parco, rimase in sospeso la realizzazione di un Terzo Lotto di completamento, lasciando il Meisino come una sorta di “incompiuta”. L’area del Galoppatoio Militare (già Cascina Malpensata, poi Poligono di Tiro, poi centro equestre) fu tutelata dalla stessa Arma della Cavalleria, aprendosi a visite guidate, in occasioni concordate, per il suo grande interesse naturalistico e dichiarata Zona di Protezione Speciale, inserita nella Rete Natura 2000 e nella Direttiva Uccelli della Comunità Europea, attuando anche un’utile collaborazione con la VII Circoscrizione, il Parco Fluviale del Po Torinese e le associazioni ambientaliste.
Perché ricordare queste vicende? La risposta emerge quasi spontaneamente: la scelta, compiuta dalla presente Amministrazione Comunale, di candidare tutto il Parco del Meisino, a monte e a valle del Ponte Diga, per realizzarvi un
Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale attingendo a risorse del PNRR, è emersa a sorpresa tra la primavera e
l’estate del 2022, senza che la popolazione residente (Borgata Rosa e Sassi) e il mondo dell’associazionismo ambientalista, largamente inteso, ne fossero minimamente messi a conoscenza, apprendendo le notizie a cose fatte, attraverso annunci giornalistici.
Rimarchiamo un fondamentale errore di metodo nel procedere alla scelta. Pur nel rispetto dell’autonomia delle scelte politiche, riteniamo che la scelta avrebbe dovuto essere preceduta da un attivo ed esauriente confronto con la popolazione e con il mondo ambientalista, essendo stato il parco realizzato negli anni grazie alla loro mobilitazione,
in un confronto positivo con l’Amministrazione Comunale e con l’Ente Parco.
Questo passaggio è stato inopportunamente saltato, cercando solo in extremis (ex post, e non ex ante) momenti di
confronto pubblico.
Riteniamo che, in questi pochi mesi che ci separano dalla presentazione di un Progetto Definitivo (marzo 2023) la
Giunta e l’Amministrazione Comunale possano ancora impegnarsi per attivare momenti di confronto pubblico
diretto, raccogliendo le istanze e i bisogni dei residenti e di tutti i cittadini.
Non si tratta di un piccolo e anonimo parco di quartiere, che cerca ancora una sua vocazione, ma del maggiore parco
cittadino che è stato realizzato dopo l’approvazione del nuovo Piano Regolatore nel 1995.
Non è quindi un vuoto da riempire, ma un pieno da valorizzare e da incrementare.
Riteniamo quindi che le ingenti risorse del PNRR vadano indirizzate opportunamente verso un miglioramento e
completamento del Parco, anche con attività sportive aperte al pubblico, ma senza snaturare una grande area naturale e agricola, finalmente recuperata, con impianti sportivi fuori da ogni contesto territoriale e di possibile impatto con il patrimonio avifaunistico.

2. LA VALUTAZIONE DELLA CONSULTA
La valutazione del progetto ha richiesto uno studio approfondito per i molteplici aspetti da considerare, su due linee di riflessione: una politica e l’altra maggiormente legata alle scelte ipotizzate nella realizzazione del progetto.
L’accordo è unanime sulla salvaguardia e attenzione della Zona a Protezione Speciale e del Parco del Meisino nel suo
insieme.
Considerato il valore imprescindibile della partecipazione dei cittadini (di cui la Consulta si ritiene garante) nella
trasformazione di zone così importanti per la qualità della vita in città, le proposte di soluzione rispecchiano anche quanto abbiamo sentito nel confronto con cittadini e comitati.

3. IL VALORE DELL’AREA
Conoscenza del territorio, sensibilità sugli aspetti naturalistici, storici e di vita quotidiana, devono essere elemento dirimente della SENSIBILITÀ PROGETTUALE, con tutte le conseguenze concrete del caso.
Un intervento con il minimo impatto non significa, di per sé, preservare un patrimonio così importante e unico: si tratta, indubbiamente, di un elemento necessario ma non sufficiente  per preservare l’ambiente naturale da conseguenze ed effetti  collaterali e irreversibili.
Pur avendolo ribadito in innumerevoli occasioni, a questo proposito richiamiamo gli ultimi documenti presentati e
visibili ai seguenti link:
SITUAZIONE CRITICA DELL’EX-GALOPPATOIO DEL MEISINO – 24 Settembre 2021

SITUAZIONE CRITICA DELL’EX-GALOPPATOIO DEL MEISINO


Parco del Meisino – Ex galoppatoio Militare Quale futuro? – 2 Dicembre 2021

Parco del Meisino – Ex galoppatoio Militare Quale futuro?


Considerazioni Progetto Sportivo Meisino – 23.06.2022

Considerazioni Progetto sportivo Meisino 23.06.2022


CRITICITÀ AMBIENTALI DEL PARCO DEL MEISINO STORIA, RILIEVI E ULTERIORI PROPOSTE – 18 Luglio 2022

CRITICITÀ AMBIENTALI DEL PARCO DEL MEISINO STORIA, RILIEVI E ULTERIORI PROPOSTE


ricordiamo che sull’area insistono obblighi e criteri di salvaguardia:
a) VINCOLI
– Il Meisino è Zona a Protezione Speciale, designata nel 1997 ai sensi della Direttiva Uccelli 2009/147/CE (ex79/409/CEE), con la denominazione di “Meisino” (IT1110070-Confluenza Po-Stura di Lanzo), e inclusa tra i siti facente parte di rete Natura2000, e Parco Naturale Regionale;
– La zona è inserita nel Parco del Po Torinese;
– Si trova in fascia b di esondazione (non si può costruire) e nella fascia di vegetazione ripariale permangono tratti di habitat protetti, ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE.
Tutto questo implica l’obbligatorietà della Valutazione di Incidenza (VINCA) che, esaminato il progetto in dettaglio
deve fornire le necessarie indicazioni di fattibilità e per la quale il Parco deve essere l’elemento dirimente nella sua
definizione.
La VINCA dovrà tener conto anche delle possibili ricadute sulla ZPS a seguito degli interventi previsti nelle aree
contigue. Chiediamo inoltre che gli elaborati della VINCA vengano pubblicati sul sito del Comune di Torino al fine
di poter trasmettere al soggetto proponente eventuali contributi e rilievi.
b) TUTELA PAESAGGISTICA
La scheda del PPR – Piano Paesistico Regionale – (A140) prescrive che deve essere conservata nella sua integrità l’area
libera, agricola e prativa, posta a nord in sponda destra verso il comune di San Mauro, identificata sulla Tav. P4 come
‘insediamenti rurali m.i.10 e riportata a fondo Catalogo.
Come si concilia la “città dello sport” con queste misure di salvaguardia? Come tutelare le aree prative e le ultime
testimonianze rurali? Sempre nel PPR si dichiara che gli interventi modificativi delle aree poste nelle loro adiacenze
non devono pregiudicare l’assetto visibile dei luoghi né interferire in termini di volumi, forma, materiali e cromie con
i beni stessi (Scheda A141). La concentrazione degli interventi a Nord di viale Agudio salvaguarda il Galoppatoio, ma
non rispetta questi criteri del PPR.
Questo punto andrà fatto rilevare dagli enti preposti come parco del Po e Commissione Paesaggistica. L’assetto
visivo viene parzialmente intaccato anche se non vi sono elementi in elevazione.
c) Il carico antropico
Invitiamo anche alla seguente riflessione:
Questa situazione si è determinata anche grazie all’isolamento dell’area dovuta alla presenza dell’ex galoppatoio militare e dell’Isolone di Bertolla, sede dei pozzi dell’acquedotto cittadino.
Questo dovrebbe aiutarci a riflettere sia sulle conseguenze che un eccessivo carico antropico, determinato inevitabilmente da questo progetto, se non correttamente gestito, avrebbe sul futuro naturalistico dell’area, sia per comprendere che la natura lasciata a sé stessa è in grado di portare a soluzioni decisamente importanti; l’abbandono o, peggio, il degrado (come talvolta è stato definito a sproposito, in occasione di recenti incontri pubblici), dal punto di vista naturale non è sempre negativo.
Questo indica la necessità di interventi di gestione naturalistica per l’area stessa, che da troppi anni sono pensati
ma mai attuati, in particolare per le zone umide retrostanti gli edifici dell’ex galoppatoio, che altrimenti rischierebbero di perdere le caratteristiche che ne hanno determinato il riconoscimento come ZPS.
Proprio questo punto vale la pena di essere sottolineato: le peculiarità uniche dell’area per la città di Torino e l’area metropolitana, rischiano di andare perdute a causa di un progetto che occorreva indirizzare in altra zona della città che avrebbe potuto essere facilmente individuata a tempo debito, anche con un confronto con la cittadinanza e con la Consulta stessa.
d) L’area come CORRIDOIO ECOLOGICO
L’area sul fiume e a ridosso della collina di Superga rappresenta un corridoio ecologico importante, che va preservato e possibilmente migliorato per tutta la popolazione non umana che fa riferimento all’area stessa.
e) Il principio DNSH (Do No Significant Harm) nel PNRR
Il principio Do No Significant Harm (DNSH)prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino alcun
danno significativo all’ambiente: questo principio è fondamentale per accedere ai finanziamenti del RRF. Inoltre, i
piani devono includere interventi che concorrono, per il 37% delle risorse, alla transizione ecologica.
Si tratta di uno dei requisiti richiesti dalla Presidenza del Consiglio – Dipartimento per lo Sport, ai Comuni, per poter
presentare il progetto, partecipare al bando e accedere ai finanziamenti, come richiamato nel bando stesso (all’articolo 17 Regolamento UE 2020/852. Investimenti e riforme del PNRR devono essere conformi a tale principio e verificarlo ai sensi degli articoli 23 e 25 del Regolamento (UE) 2021/241.)
Ci permettiamo di formulare dei dubbi sull’osservanza di questo requisito da parte del progetto in questione.
Chiediamo ovviamente che questi principi siano rispettati e documentati nel progetto definitivo.
f) Tutela della vocazione naturalistica dell’area
Ciò che rende assolutamente unica questa zona e diversa da tutto il resto della città è la sua vocazione naturalistica.
Riteniamo indispensabile che questa vocazione venga  mantenuta, preservata e sostenuta con interventi di risistemazione ambientale, senza comprometterla né  modificarla con impianti sportivi troppo invasivi. Siamo ben
lungi dal non voler riconoscere il valore e l’importanza   dell’attività sportiva, soprattutto in un’ottica di sostegno e sviluppo delle attività di base, non agonistiche, aperte a tutti e  gratuite, ma continuiamo a chiederci perché sia necessario  usare quest’area mentre diverse altre potevano essere  individuate e sostenute per questa candidatura.
Non ci risulta, tra l’altro, che sia stato condotto alcun esame di possibili siti alternativi al Meisino, potenzialmente adatti a ospitare impianti sportivi, né che sia stato reso pubblico l’esito di un’analisi comparativa di tali siti. Tra le alternative non esaminate, citiamo alcuni esempi di impianti sportivi di proprietà comunale degradati o bisognosi di riqualificazione, come quelli della Pellerina, del Parco Sempione, di corso Tazzoli.
Ricordiamo comunque che il finanziamento è finalizzato all’avviamento dei giovani allo sport (non alle competizioni sportive agonistiche), soprattutto in relazione alle scuole primarie e dell’obbligo: quindi le strutture devono soddisfare questa finalità.
Nello stesso modo riteniamo che la politica debba anche interrogarsi perché, al di là di tante parole, l’ambiente
debba sempre essere a rimorchio di qualcos’altro e mai acquisire una propria dignità, in base alla quale concorrere
per ottenere finanziamenti atti a preservarlo, senza usarlo semplicemente come strumento per raggiungere altri fini.

4. LA PARTECIPAZIONE
Formalmente le decisioni che l’Amministrazione ha deciso di perseguire per questo progetto hanno una propria legittimità ma, sul piano politico, sarebbe stato necessario, a nostro parere, costruire un percorso di partecipazione democratica nella definizione dei criteri di riqualificazione, futuro controllo e gestione, aprendo un tavolo di lavoro condiviso per rendere i cittadini maggiormente corresponsabili dell’area e del  processo stesso.
Non aver voluto coinvolgere la Consulta e i cittadini nella scelta, all’inizio del percorso, sta causando una situazione
difficile, che rischia di divenire conflittuale, con conseguenti ripercussioni sull’iter del processo e, soprattutto, sul futuro dell’area.
Spiace che l’amministrazione non abbia voluto agire in questa direzione: la Consulta avrebbe potuto offrire fin da subito indicazioni di merito, in grado di evitare scelte e soluzioni che  non tenessero conto delle peculiarità dell’area; così come va rimarcata anche la difficoltà a reperire le indicazioni iniziali che hanno portato alla partecipazione al bando ministeriale e le successive fasi progettuali in corso. Crediamo che una  maggiore trasparenza avrebbe sicuramente favorito esiti migliori.
Considerata la storia e la connotazione sociale e ambientale dell’area, come richiamato in premessa, chiediamo di
valutare, insieme ai residenti e alle associazioni presenti, le criticità e le opportunità, al fine di ottimizzare le possibili
soluzioni.

5. ITER DEL PROCESSO
Considerato l’iter e le tempistiche del processo, che vanno chiuse entro il 31 marzo pv con appalto dei lavori, ci
chiediamo in quale misura sarà possibile fare proposte che possano avere possibilità di ascolto reale.
In ogni caso, riteniamo nostro preciso dovere mantenere una presenza costante, puntuale, costruttiva ma critica,
indicando quali siano i fattori positivi e negativi e quelli, non ultimi, inaccettabili per la salvaguardia della ZPS, con
un’azione di ascolto nei confronti delle associazioni e dei cittadini.
Sarà nostra cura verificare, passo dopo passo, lo sviluppo, l’opera e la realizzazione degli interventi, nonché stimolare
tutti gli Organi che dovranno esercitare il controllo, in primo luogo il Parco del Po Piemontese, referente per la VINCA.
Abbiamo già sollecitato un sopralluogo, per cogliere appieno la contestualizzazione degli interventi, al Presidente della
VI Commissione, dott. Cerrato, al quale chiediamo di far seguire la convocazione di una Commissione ad hoc, per una
congruente valutazione del progetto e delle opportune proposte di modifica.

6. MANUTENZIONE E GESTIONE FUTURA
Restano i dubbi di fondo: chi si occuperà della gestione e manutenzione dell’area e delle attrezzature previste? Chi le
gestirà? Con quali finalità? Le varie zone saranno ad accesso libero o a pagamento?
Risulta fondamentale mantenere il patrimonio a disposizione della città e dei cittadini: in questo senso, il tipo di gestione verso cui tendere non è un elemento insignificante e l’intervento dei privati (ipotizzabile su zone definite) deve
significare la NON privatizzazione delle aree stesse, con modalità che vanno definite in una visione di BENE COMUNE.
Occorre garantire che gli edifici riqualificati rimangano di proprietà pubblica, con eventuale gestione senza fini di
lucro, quali punti d’appoggio per sportivi, turisti, studenti, ecc. prevedendo la possibilità per associazioni, guardie ecologiche e guide naturalistiche di effettuare attività di educazione ambientale e birdwatching, oltre che di accompagnamento.

La modalità di manutenzione futura e, soprattutto, i relativi fondi con cui manutenerla per un congruo numero di anni, devono essere esplicitati nel progetto, anche se i finanziamenti del PNRR non risultano utilizzabili a questo scopo, imponendo sin d’ora di analizzare le modalità per reperirli: occorre un piano complessivo, che prefiguri i costi annuali della manutenzione, individuando i capitoli del bilancio  comunale da cui potranno essere prelevati, in maniera stabile e continuativa.
Questo dev’essere definito nell’attuale fase di progetto, per evitare di ritrovarci con strutture che, dopo la realizzazione, finiscano ancora una volta per lasciare sul territorio solo  macerie fatiscenti o prospettive di futura gestione privatizzata.
Rientrando nella spesa corrente, come tutte le manutenzioni ordinarie, inserite annualmente nel bilancio del Comune
nei capitoli in cui sia possibile farle rientrare: nella manutenzione del verde e dei parchi cittadini, che però non
contempla interventi sulle attrezzature sportive, o sulle aree giochi, che sono capitoli a parte…?
Su questo punto è importante un formale impegno dell’Amministrazione, affinché tali strutture non vengano
esternalizzate dandole in gestione a privati o ad aziende che operano a scopo di lucro.
Occorre inoltre stabilire modalità di controllo sia sulla gestione/manutenzione sia sulla possibile privatizzazione de
facto delle strutture, evitando che pochi privati ne usufruiscano in modo continuativo e quasi esclusivo.
Non possono sussistere dubbi su gestione e manutenzione.
Occorre sottolineare che si sente parlare sempre in ottica di attività sportive, anche per quanto concerne la gestione
che è stata rivolta solo alle Federazioni Sportive, che si sono a tutt’oggi rese disponibili

7. FINANZIAMENTO e PNRR
Va sempre ricordato che i finanziamenti del PNRR sono a debito e quindi a carico delle prossime generazioni: per
questo motivo tutti si devono sentire impegnati a che siano soldi spesi nel miglior modo possibile, nell’ottica del bene
comune e del progresso delle future generazioni.

8. LA FRUIZIONE
Va valutata la pressione antropica, determinata da un ovvio aumento della presenza umana, dei flussi degli utilizzatori
riconsiderando il punto di vista degli abitanti non umani dell’area.
Una presenza troppo forte dell’uomo, pressante e non regolamentata in alcune zone può causare danni irreparabili.
La proposta, già presentata in passato è quella di individuare tre zone: una a fruizione libera, un’altra a fruizione controllata e, infine, una terza sottoposta a vincoli di salvaguardia molto rigorosi, frequentabile solo per motivi di studio e didattica.
Riteniamo che l’accesso alle aree naturali possa favorire il dilagare irresponsabile di ciclisti con MTB a pedalata assistita in tutto il parco, comprese le aree sottoposte a vincoli di salvaguardia, con conseguente deterioramento delle aree prative e delle stradine a fondo naturale o in calcestre. Quindi riteniamo necessario contenere l’utilizzo dei mezzi elettrici, ormai simili per prestazioni a piccole motociclette, onde evitare disturbo e danni al di fuori dei percorsi autorizzati, coinvolgendo le associazioni di categoria (MTB) al fine di un autocontrollo responsabile e nell’eventuale ripristino.

Fig.1 – Piantina in uso (Studio di Fattibilità – indicazioni di associazione Bikers) da dove si evince chiaramente come il
percorso spondale sia considerato una zona ciclabile a tutti gli effetti
Il progetto deve prevedere, a tale proposito, una cartellonistica puntuale sui collegamenti, le aree a diversa fruizione, i criteri di utilizzo e le strutture (recinzioni e segnaletica) che impediscano il passaggio, in particolare, alle biciclette.
Non possiamo che condividere le espressioni che sono state più volte ripetute in Consiglio Comunale, in diverse
Commissioni Consiliari e in Circoscrizione7, che potremmo sintetizzare prendendo a prestito la formulazione della stessa Circoscrizione 7 riferita all’ex galoppatoio e a tutta l’area  spondale: “… la Città può fare di più e deve utilizzare l’ex Galoppatoio, …. per compiere un significativo “atto di restituzione” alla Natura….. Torino deve utilizzare l’area spondale per crearvi lo SCRIGNO VERDE MEISINO in cui animali e piante possano vivere e riprodursi senza subire i danni ingenerati da una massiva presenza umana formando una delle più interessanti aree naturalistiche urbane di Europa integrandosi nel parco fluviale esistente” – 13 FEBBRAIO 2017.
Le attività legate alle infrastrutture sono indirizzate alle scuole e ai portatori di handicap, quindi le strutture, quando non impegnate in attività scolastica, essendo libere, debbono poter essere utilizzate in sicurezza da tutti.

9. REGOLAMENTO DEL MEISINO e ZPS
Per limitare al massimo usi impropri al progetto va allegato un Regolamento del Parco del Meisino e della frequentazione della ZPS, che stabilisca gli usi compatibili, le modalità di controllo e definisca un Comitato di Gestione (modello parco del Valentino) a cui partecipino tutti gli Enti interessati, a partire dal Parco del Po Piemontese (nel cui Piano d’Area tutto il Meisino ricade), con chiara definizione delle aree a protezione integrale, a fruizione controllata e a fruizione libera.
Riteniamo prioritario tutelare la parte di sponda dedicata alla riproduzione dalla frequentazione di cani, accompagnati e lasciati liberi dai proprietari proprio nella zona più delicata: spesso cani da caccia o da ferma, proprio come se si
trattasse di un addestramento. Con la riduzione della intricata vegetazione naturale e considerata la complicità dei proprietari, una recinzione potrebbe non essere sufficiente a trattenere i cani.
In questo senso la Consulta si propone come partecipante e attivo collaboratore a un futuro gruppo di lavoro con il
Verde, che riteniamo indispensabile sia costituito al più presto.

10. Punti di forza e opportunità derivanti dal progetto
Le pur serie preoccupazioni che vengono espresse dalla Consulta non ci esimono dall’esprimere alcuni elementi, che
riteniamo positivi:
– La RINATURALIZZAZIONE di un’area a vocazione ambientale con interventi leggeri, che evitino la perdita
dell’area stessa;
– Va riconosciuta la scelta d’interventi a basso impatto ambientale per le strutture;
– La riqualificazione di alcuni edifici pubblici per scopi educativi, didattici, sociali, ludici e ricreativi, altrimenti
destinati all’abbandono e al degrado crescente,
– Gli interventi di recupero o rifunzionalizzazione della cascina-ex sede dei militari del Galoppatoio, sempre che
siano assentiti dall’Edilizia Privata, autorizzabili dal Piano Paesaggistico e dalle norme del PGRA, (Piano di Gestione del Rischio Alluvioni) e coerenti con la normativa urbanistica mantenendo la destinazione d’uso vigente;
– Intervento pubblico non privatizzato (per quanto è dato sapere al momento);
– Possibilità di crescita di attività e servizi, con sviluppo di un’economia di prossimità a favore anche dei residenti;
– Miglioramento di alcuni collegamenti ciclo pedonali già esistenti;
– Stazione per ciclovia VenTo e Corona di Delizie, per attività di camminate nell’area o sui sentieri collinari;
– Avvicinamento agli ambiti naturali e al birdwatching, per stimolare la diffusione di una maggiore cultura e sensibilità ambientale.
11. Punti di debolezza e minacce derivanti dal progetto
D’altra parte, esistono, come detto, fondate preoccupazioni, in particolare legate alla pesante infrastrutturazione.
– Interventi che rischiano di aumentare notevolmente il carico antropico dell’area, se non adeguatamente gestiti.
– Strutture pubbliche che, per le loro caratteristiche, rischiano un veloce ammaloramento e, in assenza di
manutenzione, il progressivo abbandono o la consegna al privato, che lo utilizzerà in chiave di profitto.
– Rischio che per la gestione futura delle strutture si ricorra al privato o a un partenariato (vedasi pista di pattinaggio colletta) con conseguente privatizzazione di fatto.
– Spesa di risorse pubbliche per impianti fortemente sottoutilizzati o a rischio di totale inutilizzo.
– Disturbo, da parte delle attività umane, delle specie animali, in particolare l’avifauna, e danni alle aree più
naturali, come le zone umide, se non chiuse e fruibili solo in maniera controllata (studio, visite guidate, ecc).
– Ammaloramento e non manutenzione delle passerelle previste nelle zone umide, con conseguente non utilizzo
e utilizzo alternativo di percorsi su terra.
– Il rischio di future richieste per la realizzazione di vie di accesso veicolari e ulteriori parcheggi, che aumenterebbero non solo il carico antropico, favorendo appunto l’accesso con mezzi privati, ma anche un aumento dell’inquinamento acustico e dell’aria.
– Serio rischio di interventi di manutenzione volti a rendere gradevole e sicuro un ambiente che è in fase di ricolonizzazione spontanea e naturale, con conseguente perdita di biodiversità.
– Inutilità di alcuni interventi, sia per l’impatto ambientale (pump track, camminamenti sopraelevati in zona umida) sia per il fattivo utilizzo (pista di biathlon).
A questo proposito, riteniamo opportuno esplicitare ulteriormente alcune considerazioni di merito:
– Un giudizio negativo sulla proposta di realizzare un’area per il Pump Track, che a nostro parere comporta un profondo scavo, l’artificializzazione del suolo per curve sopraelevate e gimcane (sia pure realizzata con materiale a basso impatto, ma soggetto a deterioramento) e una modifica del paesaggio. Gli Uffici rassicurano su questo punto (“Tutte le attrezzature sono appoggiate sul terreno e non richiedono movimenti terra se non per l’ancoraggio. Sono in legno FSC o in plastica riciclata e riciclabile”) … ma vorremmo una delucidazione più
articolata e rassicurante sull’argomento.

– Pista di biathlon: inserimento di apparecchiature/linee elettroniche e infrastrutture elettriche nel sottosuolo e
una vasta area di rispetto circostante inibita alla frequentazione pubblica.
– Giudizio negativo sul Bike Park, che pur fatto con materiali leggeri costituisce anch’esso una modifica dell’assetto del suolo: riteniamo questi impianti un invito a percorrere i prati e le stradine del Meisino per raggiungerli, e poi dilagare dappertutto; chi effettuerà controlli per evitare il danneggiamento del terreno e la sicurezza dei frequentatori dell’area?
-Del tutto Incomprensibili le piste per skiroll e lo sci su fondo sintetico, oltreché difficilmente mitigabili: sono
assolutamente fuori da qualsiasi contesto naturale e ambientale in quest’area (molto più adatta per attività
ginniche a corpo libero non strutturate) e non ci paiono in linea nemmeno con la richiesta di finanziamento per
l’avviamento allo sport dei ragazzi. Corre l’obbligo di ricordare che la città ha già avuto una esperienza di pista sintetica di fondo che risale circa al 1980 nell’ambito della manifestazione Sport Uomo, con allestimento esterno dell’area del Palavela. Negli anni successivi l’anello fu smontato e immagazzinato al Motovelodromo e poi in parte portato nei magazzini della Turin Marathon in via Cecchi e poi alla Cascina Marchesa della Pellerina e poi ne fu persa traccia.
– Molti dubbi sull’ipotesi di concentrare le attività più pesanti nell’area al di là di corso Don Luigi Sturzo, con il
rischio di un’eccessiva concentrazione.
– Le strutture ludiche a corpo libero per le diverse età e per i disabili, invece, riteniamo possano essere positive, in particolare quella nel cortile della cascina per fasce deboli.
– Occorre anche una chiara definizione della collocazione di servizi igienici, servizi e spogliatoi su tutta l’area.
– Rileviamo il rischio che consegnando “chiavi in mano” buona parte del parco in gestione alle associazioni di ciclisti, praticanti della MTB, si vada verso un’usura inarrestabile dell’area, che diventerà nel suo complesso un “bike park” senza tenere conto delle valenze ambientali: rimarchiamo l’esigenza di stabilire regole di controllo sulla concessione di autorizzazioni e sulle modalità di fruizione.

12. SPONDA DESTRA del PO
Come sottolineato in precedenza, l’area umida (oggi poco accessibile) va mantenuta a bassa fruizione e fornita di
adeguata cartellonistica di informazione e formazione rivolta ai visitatori. La vecchia recinzione del galoppatoio verrà
rimossa, quindi l’Area ZPS va compartimentata per l’uso guidato come l’argine, con la possibilità di essere chiusa
completamente in caso di necessità e in relazione ai periodi dell’anno (es. nidificazione). Va specificato con chiarezza
che il percorso di sponda sull’argine destro deve essere destinato a soli interventi manutentivi, e/o a visite guidate da
esperti, escludendone e impedendone la libera fruizione in particolare alle MTB, come invece accade costantemente.
(vedi quanto indicato in precedenza – Fig.1)

13. COLLEGAMENTI DA E ATTRAVERSO IL MEISINO
PASSERELLA PEDONALE
Riteniamo utile la realizzazione della passerella ciclopedonale a scavalco di via Agudio/corso Sturzo, che riunisce due
settori del Parco ora separati dalla superstrada a 3 corsie, positivo il giudizio sulle modalità di realizzazione, leggera ed
ecosostenibile. Va detto che i cittadini residenti non hanno ancora espresso una posizione univoca su questo specifico
tema, che andrà sicuramente approfondito.
COLLEGAMENTO VERSO BERTOLLA, Parco COLLETTA, e ciclabile del Canale Derivatore
Il progetto trascura la connessione con la ciclabile del Canale Derivatore, che costituisce la naturale prosecuzione della
VEN-TO in sponda sinistra, accanto all’estensione del Parco dell’Isolone Bertolla. Doveroso considerare la realizzazione
di una vera ciclabile e pedonabile sul ponte diga, allargando l’attuale disagevole passaggio pedonale che lo percorre in
esterno curva, magari utilizzando una struttura a mensola che garantisca la separazione dal flusso auto, senza ridurre la sezione della carreggiata attuale.

Sfruttando l’esistente percorso lungo il “curvone delle cento lire”, ad oggi assolutamente in cattive condizioni e tale da
sconsigliarne l’utilizzo, sarebbe invece estremamente importante per garantire la continuità del percorso ciclo pedonale verso Bertolla e/o verso San Mauro in sponda sinistra del PO oltre che fornire una naturale connessione verso il Parco Colletta. Collegandosi alla ciclabile esistente.

14. PRESENZA INDUSTRIALE
Va ricordato che in Strada del Meisino, a ridosso del Ponte Diga, si sono stabilizzate attività produttive incompatibili sia con la destinazione urbanistica (Parchi Urbani e Fluviali, P1), sia con il Progetto Preliminare del Parco del Meisino, sia con le norme del Piano di Assetto Idrogeologico e, in ultimo, con la Direttiva Alluvioni della Regione Piemonte (Piano di
Gestione Rischio Alluvioni), che impone ai Comuni l’adeguamento al PAI e alle sue Norme Attuative, approvata con DGR del 30 luglio 2018.
La questione andrebbe ripresa, per dare definitiva soluzione al problema con la ricollocazione di dette aziende o con una riconversione (per esempio, potrebbero ospitare attività sportive senza volumi edificati), anche per evitare di dover rincorrere situazioni di emergenza, con conseguenti problemi e costi aggiuntivi.

15. CONSUMO DI SUOLO
Ovviamente si raccomanda che il progetto non comporti alcun tipo di consumo di suolo, aspetto che sarebbe, oltre che contrario alle disposizioni di legge, immotivato in un’area di tale valenza naturalistica.

16. SERVIZI AL TERRITORIO
Questo è un tema sul quale occorre approfondire  ulteriormente la riflessione in futuro.
Le tipologie di attività ammissibili, in base alle norme, sarebbero solo attività temporanee che non comportino
modifiche alla destinazione d’uso; quindi, non è possibile in base alle norme attuali inserire attività commerciali, di
ristorazione, di somministrazione, di ospitalità, se non in modo del tutto occasionale; diversamente bisognerà cambiare le norme vigenti.
In questa direzione, proponiamo un elenco di alcune attività che potrebbero essere parzialmente incluse (previa opportuna e attenta valutazione) nella cascina Malpensata:
– Centro Educativo di Educazione Ambientale – L’edificio dovrebbe avere almeno il 50% degli spazi dedicati alla
didattica, birdwatching, aula all’aperto, laboratori educativi nel verde, …;
– Area didattico/botanica sulla flora autoctona gestita dalle Università (Dip. Forestale/ Scienze …);
– Centro di educazione all’attività sportiva per soggetti deboli e svantaggiati;
– Spazi per attività della Consulta;
– Punto raccordo/servizio per ciclovia VEN-TO;
– Punto info per MaB Riserva Biosfera UNESCO.

17. COMUNICAZIONE
Il progetto bisogna che preveda una cartellonistica puntuale sui collegamenti, le aree a diversa fruizione e sui criteri di utilizzo, modalità e divieti, corredata da indicazioni precise del dove si può andare e di dove non si deve andare spiegandone le motivazioni
Occorre inserire anche una serie di cartelli che illustrino le peculiarità con la descrizione delle emergenze naturali positive presenti ed il loro valore.
Il tutto deve essere inserito in un Piano Generale della Comunicazione specifico per l’area.

18. RIORDINO VIARIO
Adeguamento del piano della viabilità su tutta l’area, riducendo ogni tipologia di accesso che non sia ciclopedonale, di servizio e di accesso per i residenti. Quindi chiediamo che nel progetto definitivo questa tematica venga affrontata
insieme con gli Uffici del Verde, della Viabilità,  dell’Urbanistica e che nel progetto venga coerentemente individuato e adottato un Piano della Viabilità per tutta l’area….

19. CONCLUSIONE
In attesa di un cortese riscontro, riservandoci ulteriori approfondimenti, chiediamo, sugli aspetti qui presentati,
puntuali approfondimenti specifici prima della redazione di un progetto definitivo e momenti di confronto pubblico
con la cittadinanza, da organizzare in loco con la  collaborazione della Circoscrizione.
Ribadiamo la necessità di una Commissione Consiliare ad hoc sulla questione preceduta da un sopralluogo per aiutare a contestualizzare l’intervento ed approfondire la conoscenza dell’area.

CONSULTA COMUNALE PER L’AMBIENTE E IL VERDE
CITTA’ DI TORINO
Il Presidente
Piergiorgio Tenani

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Osservazioni Progetto Cittadella Sport_15dic22_DEF