PROGETTO “PARCO DELLO SPORT E DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE” NEL PARCO DEL MEISINO DI TORINO
Proposta di processo partecipato ampio e strutturato: richiesta di attivazione della procedura di Dibattito Pubblico e di un percorso di coprogettazione del Piano di Gestione, Fruizione e Manutenzione dell’area.
La Consulta Ambiente e Verde della Città di Torino, pur non essendo stata chiamata a esprimere il suo parere in materia e pur non avendo avuto a disposizione la documentazione tecnica relativa al progetto stesso, ha espresso osservazioni e rilievi critici e propositivi fino dal 22 aprile del 2022, data in cui la Città di Torino ha presentato al Ministero dello Sport la proposta di candidatura di due interventi, denominati “Cittadella dello Sport e della Salute” (Cluster 1) e “Rigenerazione ex-Galoppatoio” (Cluster 2) al Parco del Meisino, su aree di proprietà della Città di Torino.
Ciò si è concretizzato in diversi documenti, da noi trasmessi all’Amministrazione Comunale e nella partecipazione ad alcuni incontri pubblici.
Come è noto, le proposte progettuali, finora rese pubbliche attraverso uno Studio di Fattibilità (PFTE), hanno suscitato non pochi dissensi nel territorio coinvolto dal progetto e nel mondo ambientalista in senso molto più ampio, per la diffusa sensazione di essere chiamati ad avallare scelte già compiute nella primavera del 2022, di cui si potevano discutere solo alcuni aspetti di dettaglio in fase di progettazione definitiva ed esecutiva.
La criticità del territorio coinvolto, oggetto della realizzazione (ancora incompiuta) del Parco del Meisino tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, notoriamente di alta valenza ambientale e naturalistica, inserita nel Sistema delle Aree Protette delle Fasce Fluviali del Po, con vincoli naturalistici di pregio, (Zona Protezione Speciale – Direttiva Uccelli – RETE Natura2000 – Direttiva Habitat – VINCA – PIANO AREA – soggetta a TUTELA PAESAGGISTICA e PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO), avrebbe dovuto fin dall’inizio indurre a maggior cautela e all’individuazione di un processo di partecipazione e di condivisione, per evitare conflitti e contestazioni, non solo a livello locale ma anche cittadino, cosa che è puntualmente avvenuta.
Dopo una prima Conferenza dei Servizi con la presentazione di un Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica (PFTE), e la gara d’appalto in capo a Sport e Salute SpA per individuare la società appaltante, e a seguito della formulazione dei pareri dei diversi Enti coinvolti, in primis l’Ente di Gestione delle Aree Protette (Parco Po Piemontese), si è arrivati a una seconda Conferenza dei Servizi illustrativa dell’aggiornamento del progetto che ha comportato una serie di prescrizioni agli atti nei documenti redatti dagli Enti preposti.
La procedura sarà quella dell’Appalto Integrato, come previsto per altre opere finanziate tramite il PNRR (Missione 5), per il Cluster 1 (Realizzazione di nuovi impianti) e Cluster 2 (Rigenerazione impianti esistenti).
Mentre prendiamo atto del pronunciamento dei diversi Enti aventi competenza in materia, auspichiamo il recepimento delle prescrizioni formulate dall’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese in relazione alla coerenza urbanistica con il Piano d’Area, della Valutazione di Incidenza (VINCA), formulata di concerto tra Ente Parco e ARPA Piemonte.
A tale proposito, non entriamo in ulteriori argomentazioni rimandando ai documenti già presentati dalla Consulta in questi mesi, che evidenziavano svariati proposte, dubbi e criticità relativamente ad alcune strutture sportive, previste nella parte Est (Area Contigua nel Piano d’Area del Parco del Po Piemontese) e, soprattutto, nella parte Ovest (Cluster 1), ex-Galoppatoio, coincidente con la Zona di Protezione Speciale.
Non possiamo però esimerci dall’evidenziare come l’area in questione (la ZPS, il Parco della Confluenza, e il Parco Naturale della Collina di Superga) abbia rappresentato uno degli elementi “forti” del dossier di candidatura, promosso dall’Ente Parco del Po Piemontese nel 2015, che ha portato poi al riconoscimento del territorio Collina-Po come Sito Unesco del Programma Man and Biosphere, in data 19 marzo 2016, fregiandosi della denominazione RISERVA MAB-UNESCO “CollinaPo”.
Il progetto di area vasta, che coinvolge 86 Comuni, con in testa la città di Torino, ha trovato proprio in quest’area un elemento di forza, ovvero la “Core Zone”; mentre le aree contigue fluviali e collinari costituiscono la cosiddetta “Buffer Zone”, o rientrano nella cosiddetta “Transition Area”, che comprende anche aree urbane e rurali non vincolate, ma fondamentali per i progetti di conservazione dei siti di maggior pregio.
Sarebbe grave se, come previsto dal cronoprogramma decennale delle revisioni periodiche del riconoscimento MAB-UNESCO inserite nelle Linee Guida del Ministero e del Comitato Nazionale MaB, che impegnano anche in misure di conservazione e miglioramento dei siti, la Città di Torino portasse all’attivo un progetto che potesse snaturare il sito che ne costituisce il “Core”.
Ricordiamo inoltre che il “REGOLAMENTO PER IL GOVERNO DEI BENI COMUNI URBANI NELLA CITTA’ DI TORINO” al TITOLO I – Articolo 1, recita testualmente “…. ai sensi dell’articolo 2 comma 1 lettera q) dello Statuto comunale, anche nell’interesse delle generazioni future, tuteli i beni che la collettività riconosce come beni comuni emergenti, in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico e urbano. Principi fondamentali nel governo dei beni comuni sono l’accessibilità, la cura condivisa e la partecipazione nei processi decisionali”.
Riteniamo che l’Amministrazione Comunale di Torino, il Ministero dello Sport e la Stazione Appaltante (Sport e Salute SpA), prima dell’approvazione di qualsiasi progetto definitivo-esecutivo, con prenotazione della spesa, e indizione di un Appalto Integrato, avrebbero dovuto promuovere una approfondita azione di coinvolgimento della cittadinanza, nelle sue espressioni organizzate e non, per costruire in maniera sinergica e maggiormente condivisa il progetto.
Considerato lo stato dell’arte della situazione, per la quale è stato più volte dichiarato come sia ancora possibile intervenire almeno in parte sul progetto definitivo ed esecutivo, e conseguentemente promuovere una riflessione che porti alla costruzione di un Piano di Gestione, fruizione e manutenzione, proponiamo che venga istituito un percorso che si suddivida in due fasi: procedura di Dibattito Pubblico ampio e strutturato e costruzione di un percorso di coprogettazione per la definizione del Piano di Gestione e fruizione dell’area.
Il Dibattito Pubblico, ai sensi della Legge del 10 maggio 2018 e s.m.i, e delle Linee Guida della Commissione Nazionale istituita il 12.11.2021 (DM n. 627/2020), è previsto e consigliato nello specifico per la realizzazione delle opere proposte nell’ambito del PNRR, per cui neanche le procedure d’urgenza possono prescindere dal coinvolgimento dei territori interessati alle opere di maggior rilevanza, garantendo la partecipazione democratica.
Anche la recente approvazione del Nuovo Codice degli Appalti (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 marzo 2023), che entrerà in vigore il 1° luglio 2023, all’articolo 40 prevede la procedura del Dibattito Pubblico in relazione alle opere di maggior rilevanza sociale e impatto ambientale, rendendo trasparente il confronto con i territori e le comunità interessate.
I passaggi prevedono la possibilità di indire il Dibattito Pubblico, l’individuazione di un Coordinatore del Dibattito, la pubblicazione del dossier di progetto, le modalità del suo svolgimento e la sua conclusione, con le controdeduzioni alle osservazioni pervenute.
Sempre il Nuovo Codice degli Appalti, nell’Allegato 1.6, Art. 1, propone che il Dibattito Pubblico sia obbligatorio per i progetti che incidono:
- sul patrimonio culturale e naturale iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO
- anche nelle cosiddette “zone tampone” di tale patrimonio
- nei territori dei parchi nazionali e regionali.
Nel caso specifico, reputiamo che la necessità di tale procedura derivi dal fatto che il progetto previsto per il Cluster 2, a Ovest di viale Sturzo, ricade totalmente all’interno di una Zona di Protezione Speciale (ZPS), sito RN 2000 (Confluenza Po-Stura), come da noi più volte evidenziato, mentre il Cluster 1 (a Est di viale Sturzo) , classificato dall’Ente Parco del Po Piemontese come “area contigua”, può essere classificato come “Zona Tampone”, da non compromettere con interventi invasivi o in contrasto con le caratteristiche ambientali del territorio, che conserva caratteri di naturalità, mantenuti e incrementati anche con la realizzazione del Parco P1 da parte della Città di Torino.
Pertanto, riteniamo che tali caratteristiche, rientrino pienamente nelle condizioni che rendono necessaria l’attivazione della procedura del Dibattito Pubblico.
Questo procedimento, inserito nel percorso partecipativo, sarebbe inoltre propedeutico alla formazione del tavolo di lavoro funzionale al percorso di coprogettazione del Piano di Gestione, del Regolamento per la fruizione, il Piano per la futura manutenzione, la conduzione della fase di cantierizzazione (3 anni), per il quale la Città ha già provveduto allo stanziamento di fondi, e permetterebbe di costruire un quadro condiviso tra l’Amministrazione, le parti sociali ed i cittadini utile alla crescita di una cultura di condivisione e collaborazione per il raggiungimento del bene comune.
Con la presente formuliamo quindi, coerentemente con quanto più volte dichiarato, una proposta indirizzata a tentare di sanare il grave deficit di partecipazione riscontrato in merito a un progetto che va a incidere in maniera importante su area di alto valore naturale e sociale dimostrata anche dalla grande mobilitazione dei cittadini.
Chiediamo, quindi, che la Città di Torino, con particolare riguardo al Sindaco, agli Assessori competenti per materia e al Responsabile Unico del Procedimento, si faccia parte attiva sia in prima persona sia nei confronti del Ministero competente, per promuovere l’attivazione di un percorso partecipato ampio e strutturato che preveda le due fasi sopra indicate, procedura di Dibattito Pubblico e percorso di coprogettazione del Piano di Gestione, Fruizione e Manutenzione dell’area, sul progetto in questione, garantendo la partecipazione democratica al procedimento in forme ordinate e concertate, che coinvolga i diversi soggetti, dalle associazioni ai cittadini, il mondo sportivo con gli Enti preposti, le Istituzioni Locali, l’Ente Parco, l’ARPA, etc e la massima trasparenza nella pubblicazione di tutta la documentazione relativa, prima dell’approvazione del Progetto di Fattibilità Tecnica Economica che preluderebbe all’Appalto Integrato.
Ovviamente, la Consulta Ambiente e Verde della Città di Torino è, come sempre, a disposizione per portare il proprio contributo di analisi e proposte
Sottolineiamo come sia assolutamente indispensabile che la documentazione di progetto venga messa a disposizione della consulta, come più volte annunciato ma non ancora in essere, così come per le determinazioni via via assunte, per permettere una reale coinvolgimento nelle riflessioni e considerazioni che ognuno potrà mettere in campo.
Torino, 16 maggio2023.
CONSULTA AMBIENTE E VERDE DELLA CITTÀ DI TORINO
Il Presidente
Piergiorgio Tenani
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