SITUAZIONE CRITICA DELL’EX-GALOPPATOIO DEL MEISINO

Alla c.a

Assessore all’Ambiente della Città di Torino, Alberto Unìa
Dirigente dell’Area Verde, Claudia Bertolotto
Presidente del Parco del Po Piemontese, Roberto Saini
Direttore del Parco del Po Piemontese, Dario Zocco
e p.c.
Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino

SITUAZIONE CRITICA DELL’EX-GALOPPATOIO DEL MEISINO

La nostra Consulta ha già più volte richiamato l’attenzione sulla situazione critica che si è venuta a creare nell’area dell’ex-Galoppatoio Militare Ferruccio Dardi al Parco del Meisino (ca. 35.00 mq). Pervenuto dal Demanio Militare alla Città nell’ottobre 2016, in quanto non più utilizzato per attività equestri, questo complesso (nato originariamente come Poligono di Tiro) è stato finalmente aperto al pubblico nei primi mesi dello scorso anno, dopo interventi di messa in sicurezza degli alberi, sfalcio dei prati, apertura di alcuni sentieri e di un percorso ciclopedonale, mentre l’area di maggior pregio (includente anche gli edifici ancora sussistenti), è stata recintata, sia pure precariamente, per evitarne usi impropri. Nel suo insieme l’area dismessa dal Demanio ricade nella Zona di Protezione Speciale (IT1110070) costituita dall’Area della Confluenza ( Colletta, Arrivore, Meisino), si trova accanto alla Riserva Naturale Speciale del Meisino e dell’Isolone di Bertolla, e dovrebbe essere oggetto di un piano di gestione concordato dalla Città di Torino coll’Ente Parco del Po Piemontese.
Purtroppo con l’apertura alla fruizione pubblica l’area, giustamente scoperta dai cittadini ed oggi assai frequentata, è priva di qualsiasi segnaletica e tabellazione che ne indichi le specificità e i criteri corretti di utilizzo. Era stata ipotizzata una sorta di “tripartizione”, ovvero una porzione coincidente col vecchio galoppatoio a lato di via F. Nietzsche a fruizione libera, naturale ampliamento del Parco del Meisino, una fascia “di transizione” e di salvaguardia con fruizione controllata, e un’ultima area con accesso vincolato, comprendente una zona umida e una fascia di vegetazione ripariale, che dovrebbero essere mantenuta in stato di naturalità.
Purtroppo oggi assistiamo in tutte queste aree allo scorrazzare di mountain bikes, e a raduni notturni che rischiano di degenerare in “rave party” come denunciato anche da alcuni quotidiani, mentre gli edifici abbandonati vedono l’insediamento di occupanti abusivi.
E’ necessario oggi fare delle scelte in merito al presente e al futuro dell’area: ovvero attuare il posizionamento (come era stato concordato dalla Città e dall’Ente Parco) di adeguata cartellonistica, che segnali le specificità dell’area, ne ricordi l’evoluzione storica, e soprattutto ne indichi una fruizione corretta. Occorre distinguere la parte aperta a tutti gli effetti all’uso pubblico, e quella che deve essere mantenuta come zona naturalistica e di rispetto avifaunistico, preclusa ad un uso indiscriminato e potenzialmente devastante. Così come andrebbe affrontata coraggiosamente la scelta di demolire gran parte degli edifici superstiti dell’ex-Galoppatoio, dei quali oggi è in atto una progressiva “ruderizzazione” in concomitanza con occupazioni abusive. Edifici che, accertata una volta per tutte l’esistenza o meno di un vincolo da parte della competente Soprintendenza, potrebbero essere in buona parte demoliti, a maggior ragione in quanto collocati in fascia B in area notoriamente esondabile (come si è visto ad esempio ad es. nelle alluvioni del 2000 e del 2016), con forti limitazioni al loro utilizzo.
Siamo inoltre assai preoccupati per il possibile impatto di un progetto presentato all’inizio del mese di agosto dai tecnici della Divisione Infrastrutture della Città di Torino, “Meisino. Progetto di fattibilità per la mitigazione del rischio idraulico, Giugno 2021”, che oltre a presentare una serie di interventi collegati con lo smaltimento delle acque meteoriche per la rete esistente, evidenzia i rischi di tracimazione del Po nel’area dell’ex-Galoppatoio. Il progetto prevede anche la costruzione di un nuovo argine, parallelo a quello già esistente a lato dell’ex-Galoppatoio, utilizzando terre di scavo della Città. Nel progetto si prevede anche di “dare continuità al percorso ciclopedonale attualmente esistente” lato fiume, oggi indirizzato sull’asse di via Nietzsche.
Tale progetto confligge con le necessità di tutela della parte Nord dell’ex-Galoppatoio (con una piccola area umida) e di tutta la sponda rivolta verso l’area della Confluenza, dove purtroppo si sta già consolidando di fatto un percorso ciclabile (soprattutto utilizzato dalle mountain bikes), assolutamente incongruo trattandosi di zona di nidificazione dell’avifauna grazie alla vegetazione ripariale. Nel complesso dell’area sono presenti 127 specie di uccelli, alcune delle quali incluse nella Direttiva Habitat della CEE.
In mancanza di segnaletica tutto è possibile, e un’area di pregio che conserva ancora un piccolo patrimonio di biodiversità sta diventando banalmente un generico parco urbano.
Rinnoviamo quindi la sollecitazione rivolta all’Amministrazione Comunale e all’Ente Parco affinché si effettui la tabellazione di tutta l’area, si appongano specifici segnali di divieto di accesso alla sponda e alle aree di maggior pregio, e si attuino efficaci misure di dissuasione anche “fisica”per quella porzione del parco che va assolutamente protetta. L’apposizione di adeguata segnaletica consentirebbe anche di esercitare anche alcuni interventi di vigilanza e di prevenzione dei danni ambientali da parte dei servizi e degli Enti preposti.
Ringraziando per l’attenzione, inviamo i nostri cordiali saluti

Per la Consulta: Emilio Soave (presidente)

Torino, 23 settembre 2021

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