CRITICITÀ AMBIENTALI DEL PARCO DEL MEISINO
STORIA, RILIEVI E ULTERIORI PROPOSTE
Alla c.a.
Assessore Parchi, Verde Pubblico Ing. Francesco Tresso
Assessore Sport Dott. Domenico Carretta
Assessora all’Ambiente, Mobilità Dott.ssa Chiara Foglietta
Città di Torino
p.c.
Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana Torino
Sovrintendenza Belle Arti
Presidente Dott. Roberto Saini
Direttore Dott. Daniele Piazza
Parco Po Piemontese
Presidente Dott. Luca Deri
Circoscrizione 7
Assessorato Sport Dott. Giampietro Ferrarese
Dipartimento Grandi Opere Infrastrutture e Mobilità
Divisione Verde e Parchi Dott.ssa Claudia Bertolotto
Unità Opere Dott. Ezio Demagistris
Città di Torino
Torino, 18 luglio 22
Questa nota fa seguito all’incontro svoltosi in data 23 maggio 2022 presso l’Assessorato allo Sport della Città di Torino, e alle successive osservazioni presentate con il documento “Meisino – ipotesi progettuale in ambito sportivo – Considerazioni della Consulta Ambiente Verde Città di Torino”, dell’8 luglio 2022, relativi a una proposta progettuale in merito all’insediamento di attività sportive nell’area dell’ex-Galoppatoio Militare del Meisino.
Desideriamo con la presente lettera porgere alla vostra attenzione alcune osservazioni relative a criticità ambientali, riferite soprattutto al Parco del Meisino e alla sponda destra del Po nel territorio della Confluenza.
Rilevanza degli aspetti di salvaguardia e conservazione
Non possiamo esimerci dal sottolineare ancora una volta, come la rilevanza degli aspetti di salvaguardia
e conservazione, siano determinanti per mantenere le peculiarità dell’area.
Ricordiamo che la zona del Meisino, la confluenza del Po con la Dora Riparia e il tratto a valle della Diga
del Pascolo, il tratto terminale dello Stura di Lanzo, prima della sua confluenza nel Po, sono designate
come Zona di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva Uccelli 2009/147/CE (ex-79/409/CEE), con la
denominazione di “Meisino” (IT1110070-Confluenza Po-Stura di Lanzo), oltre che Riserva Naturale a
gestione regionale, facente parte del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po.
I costanti studi nell’area confermano a tutt’oggi il permanere di questo alto valore naturalistico (vedi
documento del 2018 sulla RNS del Meisino – Isolone di Bertolla reperibile al link:
https://www.academia.edu/37484403/LAVIFAUNA_DELLA_RISERVA_NATURALE_DEL_MEISINO_E_DELLISOLONE_BERTOLLA
Dopo aver evidenziato questo aspetto fondamentale ed imprescindibile, vogliamo riportare l’attenzione sul Progetto Preliminare del Parco del Meisino (inserito nel P.T.O. della Regione Piemonte e poi classificato come Z.P.S. nel Sistema Regionale delle Aree Protette del Parco del Po): il progetto, in coerenza con le indicazioni del PRG, fu approvato dall’amministrazione Comunale nel marzo del 1997, in attuazione delle schede normative del Piano d’Area dell’ente Parco dopo una lunga battaglia del mondo ambientalista e di diverse realtà territoriali; progetto unitario che comportava poi l’articolazione in diversi lotti funzionali, data la complessità di un territorio per lunghi anni oggetto di attività incontrollate e interventi abusivi, in un’area critica dal punto di vista alluvionale (cfr. Alluvione del 1994) e al tempo stesso “rinaturalizzatasi” grazie alla formazione con la Diga dei Pascoli di un ampio bacino, divenuto area di sosta e nidificazione dell’avifauna con la presenza di numerose specie di migratori.
Le procedure di esproprio, acquisizione alla proprietà pubblica, ricollocazione di attività incompatibili portarono ad approvare, nel 1998, la realizzazione del primo lotto nell’area a Sud di viale Agudio e di strada del Meisino, e poi, nel 2000, un secondo lotto nell’area a valle del Ponte Diga fino al confine con San Mauro, più complesso in quanto ospitava numerose attività abusive. Nel primo lotto, che interessava in parte preponderante aree agricole, la presenza del Galoppatoio del Meisino (fino al termine del XIX secolo area agricola con la Cascina Malpensata, poi Poligono di Tiro e infine Galoppatoio Militare) era ritenuta consolidata, per le sue specificità ben conosciute, con la presenza di una zona umida di notevole importanza, saliceti e vegetazione ripariale sulla sponda.
Il Galoppatoio, per il quale rimandiamo all’apposita scheda informativa e normativa da noi già trasmessa, era individuato come area oggetto di una specifica tutela, con una gestione concordata in collaborazione con le autorità militari, e portò a una frequentazione controllata oggetto di specifiche convenzioni tra Ente Parco, Circoscrizione e Amministrazione Comunale.
La strada sterrata di accesso al Galoppatoio da via Agudio venne individuata come strada chiusa al transito veicolare,consentito soltanto in misura limitata in occasione di manifestazioni ippiche, per non creare rischiosi attrattori di traffico nel cuore del parco.
Pensiamo debba essere confermata tale scelta anche in ogni ipotesi d’insediamento di attività sportive all’interno della porzione del Galoppatoio che si affaccia su via F. Nietzsche, oggi facilmente raggiungibile con i percorsi ciclopedonali esistenti.
Non possiamo fare a meno di evidenziare la mancanza di qualsiasi segnaletica della Città e dell’Ente Parco che espliciti i confini di questo territorio e le sue modalità di fruizione corretta e rispettosa dell’ambiente naturale, evitando che si trasformi in un percorso di ciclocross perfino sulla sponda.
Le attività incompatibili o improprie
Tra il Galoppatoio e il Ponte Diga era recepita nel Progetto Preliminare la presenza di piccole attività agricole e orticole, di cui non si prevedeva la cancellazione, ritenuta compatibile con la progettazione complessiva di area più ampia.
Più avanti, lungo Strada del Meisino verso il Ponte Diga erano presenti attività artigianali e industriali, di fatto incompatibili con il progetto ma la cui eventuale ricollocazione o conversione risultava più complessa, provocando interventi con tempistiche più lunghe.
Così, completato il secondo lotto del Parco del Meisino (che riguardava in prevalenza le aree comprese tra Borgata Rosa e la sponda destra Po), attraverso un costante dialogo tra Amministrazione Comunale, Ente Parco e tutte le realtà territoriali, per la loro maggiore criticità, furono rinviati gli ulteriori interventi di completamento del Parco, tra cui la ricollocazione o, in alternativa, la “compatibilizzazione” o, meglio, la riconversione delle attività artigianali e industriali situate in Strada del Meisino a valle del Ponte Diga e di viale Agudio.
Nel progetto preliminare era compreso anche un intervento fondamentale di connessione tra le due vaste aree del parco, mirato a superare la cesura di via Agudio, con la realizzazione di una passerella ciclopedonale a scavalco della via stessa e l’eliminazione dello svincolo per Strada del Meisino, che dà accesso alle attività in oggetto.
Al tempo stesso l’’alluvione dell’ottobre 2000 metteva in evidenza la criticità di tale ambito, allorché il Po, esondato a valle del cimitero di Sassi, s’incanalò sull’asse di via F. Nietzsche fino a Strada del Meisino, sommergendo il Galoppatoio Militare e le attività industriali situate nei pressi del Ponte Diga, elemento che in seguito avrebbe dovuto spingere verso una loro ricollocazione.
Il Piano d’Assetto Idrogeologico (PAI), approvato dopo l’alluvione del 2000, venne poi a collocare tutte queste aree nella Fascia B, ovvero al confine tra Fascia A e Fascia B, come recepito poi dalla Città di Torino nella Variante 100 di adeguamento del PRG al PAI, approvata nel 2008, e nella Classe IIIa (P), se non andiamo errati.
Malauguratamente un’area cospicua di quest’ambito collocato in Strada del Meisino, derivante dal fallimento della ditta Crosetto (che fino gli anni ’90 occupava diverse aree del parco del Meisino), venne venduta all’asta nel 2006 dai curatori fallimentari a una cifra di poco superiore ai 300.000 €, per un terreno di 33.800 mq, mentre la Città (malgrado una mozione approvata in Consiglio Comunale) scelse purtroppo di non partecipare all’asta.
Il terreno, inedificabile sia per la destinazione a parco (P.1) stabilita dal PRG, sia per i vincoli idrogeologici, sarebbe stato fondamentale per un nuovo intervento di completamento del Parco del Meisino, ma le scelte politiche furono altre.
Quest’area, ubicata in Strada del Meisino 81/32, venne acquisita dalla ditta Edil.Ma.Vi. s.r.l., con sede legale in Lungo Dora Voghera 34/N, che nel corso di questi anni si è venuta consolidando anche con la ristrutturazione di alcuni capannoni e tettoie preesistenti e utilizza tuttora questi spazi per stoccaggio materiali di scavo e depositi di attrezzature e macchine da cantiere.
Tutto ciò è avvenuto attraverso concessioni edilizie “in sanatoria”, che paiono quanto meno incongrue, date le caratteristiche dell’area.
Analogamente, malgrado fosse stata pesantemente alluvionata nell’ottobre del 2000, si è venuta rafforzando, incrementando la presenza, la Carrozzeria Ro.Ma s.r.l., già Carrozzeria Diga, in Strada del Meisino 81/24.
Di fatto, quindi, in quest’ambito di Strada del Meisino, a ridosso del Ponte Diga, si sono stabilizzate attività produttive in contrasto sia con la destinazione urbanistica (Parchi Urbani e Fluviali, P1), sia con il Progetto Preliminare del Parco del Meisino, sia con le norme del Piano di Assetto Idrogeologico, e in ultima con la c.d. “Direttiva Alluvioni” della Regione Piemonte (Piano di Gestione Rischio Alluvioni), che impone ai Comuni l’adeguamento al PAI e alle sue Norme Attuative, approvata con DGR del 30 luglio 2018.
L’abbandono rifiuti
Purtroppo, la situazione di questo tratto di Strada del Meisino, a valle del Ponte Diga, si è venuta aggravando in questi ultimi anni per il frequente abbandono di rifiuti, che tende a perpetuare quella che, fino agli anni Novanta del secolo scorso, era una delle piaghe più vistose di questo territorio, usato come discarica incontrollata di ditte che operavano soprattutto nel campo delle lavorazioni stradali e dell’edilizia.
La facilità di accesso da Via Agudio favorisce, infatti, l’abbandono di rifiuti, da sempre presente anche nel sottopasso del Ponte Diga.
Le cronache giornalistiche di quest’ultimo decennio sono purtroppo ancora ricche di notizie in merito all’abbandono di rifiuti, malgrado il fenomeno si sia progressivamente ridotto con la chiusura al transito veicolare di via F. Nietzsche.
Ancora lo scorso anno i Carabinieri Forestali posero sotto sequestro due aree private trasformate in deposito di rifiuti speciali, con due denunce all’A.G. (cfr. La Stampa, Cronaca di Torino, 21 dicembre 2021: “Discarica abusiva al Meisino, tonnellate di rifiuti speciali abbandonati lungo la ciclabile”).
Prospettive e progetti futuri
Vi è di certo un problema di vigilanza, segnalato dalla Circoscrizione 7, e dall’Ente Parco del Po Piemontese e dai Comitati Spontanei attivi sul territorio, con richieste anche d’installazione di telecamere.
I diversi tentativi di organizzare finanche “rave party” al Meisino, verificatisi in questi mesi, sono stati fortunatamente interrotti per tempo.
Analoghi problemi di abbandono rifiuti si posero, in passato, anche in via F. Nietzsche sul lato del Cimitero di Sassi, ora per fortuna molto più ridotti.
Rimane tuttavia un problema più ampio, relativo alle prospettive progettuali di questo lembo critico del Parco del Meisino, su cui occorre portare l’attenzione nel medio-lungo periodo.
Troppe cose sono rimaste in sospeso, in questi ultimi 20 anni e perfino la toponomastica talvolta ha definizioni incerte:
come Strada del Meisino che, partendo da corso Casale, sottopassa il Ponte Diga per poi diventare via F. Nietzsche, con una certa confusione anche negli atlanti (stradari) toponomastici.
Peraltro, il tratto di strada del Meisino, prima del Ponte Diga, non è neppure indicato come area per la viabilità nelle tavole del P.R.G., e quindi si configura come “la strada che non c’è”.
La vocazione educativa
È indubbio che le caratteristiche naturali che, nonostante una pesante presenza antropica, si sono faticosamente mantenute nell’area, la rendano un “laboratorio” ideale per le attività educative in chiave ambientale e naturalistica.
Per questo chiediamo che la vocazione educativa dell’area trovi una sua esplicazione attraverso la strutturazione di attività di “outdoor education” e che vengano all’uopo predisposte mini strutture per renderla possibile (aula all’aperto, agorà, punto birdwatching, … etc) con un minimo di strutturazione per rendere possibile anche attività didattiche al chiuso.
Chiediamo inoltre che vengano sostenute proposte didattiche e di studio che vedano l’intera area protagonista di una costante azione culturale, formativa e di sensibilizzazione.
Il completamento del Parco del Meisino
Sarebbe forse giunto, a distanza di quasi 25 anni dal Progetto Preliminare del Parco, il momento di pensare a una soluzione complessiva di tanti problemi irrisolti, non tralasciando un futuro “lotto di completamento” del Parco del Meisino, che affronti il problema delle attività industriali sussistenti in Strada del Meisino a valle del Ponte Diga, all’interno di una destinazione urbanistica a parco fluviale prevista dal PRG.
A meno che s’intenda, modificandone la destinazione urbanistica, individuare questa zona come destinata ad attività produttive, incompatibili con il Piano d’Area del Parco del Po e i vincoli idrogeologici e paesaggistici.
Un futuro lotto di completamento, che dovrebbe prevedere anche un ripensamento della viabilità a valle del Ponte Diga, individuando questo tratto di Strada del Meisino come strada riservata ai residenti aventi diritto e come una delle “porte di accesso” al parco, che si apre poi su vaste zone rimaste soprattutto agricole.
In questo contesto, sarebbe quanto mai utile studiare la fattibilità di una passerella ciclopedonale a scavalco di via Agudio, per connettere i due vasti ambiti del parco sbarrati da questa grande arteria di scorrimento veloce a doppia corsia migliorando nel contempo la viabilità del sottopasso che fiancheggia la diga oggetto costante di abbandono di rifiuti tenendo comunque in conto il rischio di esondabilità che insiste sulla zona
Riteniamo invece la passerella ciclo pedonale Colletta-Meisino, ambientalmente molto critica, al punto da porre in discussione la sopravvivenza stessa della RNS; questo al di là del previsto costo esorbitante (oltre 5 milioni di Euro!) e della mancanza attuale di un progetto che la rende incompatibile con i fondi del PNRR.
Il collegamento con l’area dell’Arrivore e di piazza Sofia potrebbe essere invece migliorat, e di molto, con un intervento non molto pesante economicamente e per nulla impattante sul piano ambientale
Basterebbe prevedere il miglioramento della percorribilità ciclo pedonale sopra la diga verso lungo Stura Lazio direzione piazza Sofia.
In merito a questo, una petizione al Consiglio Comunale di qualche anno fa, sostenuta dal Comitato Spontaneo Borgata Rosa, con centinaia di firme, chiedeva un piccolo allargamento del percorso per pedoni e bici, e fu respinta perchè l’asse via Agudio – Lungo Stura Lazio col curvone delle 100 lire sono classificati come strada E1, a doppia corsia, e questo modesto allargamento di poche decine di centimetri costringerebbe a ridurre la sezione viabile del ponte , con incanalamento delle auto su una sola corsia; questo determinò la decisione di non modificare la situazione.
Chiediamo di verificare se esistano margini per rivedere la situazione e procedere a questa miglioria. Su questo chiederemo anche alla Consulta per la Mobilità Ciclistica di esprimersi nel merito)
Consulta Ambiente Verde Città di Torino
Il Presidente
Piergiorgio Tenani
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